Durante la cerminia del novantesimo della città, lo scorso 18 Dicembre, il commissario prefettizio di Latina ha fatto questa dichiarazione :
"Faccio mia l’osservazione di un amico ascoltata durante una piacevole serata di un convegno. Si sostenne che non ha senso stabilire un prima (Littoria) e un dopo (Latina) come se ci riferissimo a due città diverse arrivando quasi a rinnegare la prima per un senso di pudore peloso, ma la verità è che non ci sarebbe Latina senza Littoria e viceversa perché sono la stessa cosa, un unicum storico. Credo che questa verità vada affermata e sostenuta anche nei confronti di chi in nome di un significato politico negativo ne sostiene l’oblio. È proprio l’origine e il nome di questa città che invece ne connotano l’essenza." Ieri durante la splendida serata organizzata dall' ANPI Latina - Sezione Severino Spaccatrosi abbiamo provato a ricostruire e smontare una "mitologia della bonifica" che vorrebbe Latina come semplice unicum storico con Littoria. La verità è che la Littoria palcoscenico del regime, la Littoria che viene descritta ne La Difesa della Razza come "vivaio della razza italiana", scompare sotto il frastuono delle bombe, sotto il dolore delle famiglie di quella città che hanno abbandonato i poderi distrutti e hanno perso i propri cari. Poi c'è una città, che si chiama ancora Littoria, ma che da più parti, soprattutto dai rappresentanti politici delle città limitrofe vuole essere soppressa come capoluogo di provincia, e c'è una lettera firmata dalle più alte cariche cittadine (Presidente della Provincia, Sindaco, CLN e Segretari di partito) che chiede al governo Bonomi di non essere soppressa, ma di avere un nuovo nome. E poi nasce Latina, sulle macerie di Littoria, che elegge nel 1946 il suo primo consiglio comunale. Ma tra il 1951 e il 1953, per alcune vicende politiche locali, nazionali e internazionali rinasce anche "il mito di Littoria". Una Littoria molto diversa da quella del regime, ma i cui simboli e linguaggi vengono richiamati, riassemblati e adattati per il nuovo contesto politico. Il carattere particolare e unico della storia di Latina è l'essere una lente con cui leggere la storia del "secolo breve italiano", dell'uso del mito politico in età contemporanea come costruzione di relazioni di potere, di come le "rivoluzioni epistemiche", utilizzando un termine del filosofo Paul B. Preciado, attraversano principalmente le società occidentali.
Non si tratta di porre sulla storia della città un "oblio" per un "pudore peloso", tutt'altro: si tratta di collocare nel contesto storico alcuni fatti per smontare, come dice Furio Jesi, la "macchina mitologica".
Ringrazio Teresa Pampena per aver portato i saluti di tutte le sezioni dell' ANPI Prov. Latina , Francesco Pannone, per aver segnato i punti del processo politico che le sezioni locali dei partiti hanno intrapreso nell'età repubblicana, e Paolo Gruppuso , il cui prezioso contributo e lavoro di ricerca antropologica è un faro nello studio del territorio scardinato dalla semplice memorialistica e visione provinciale della storia locale. Ringrazio anche Laura Berti per la registrazione dell'incontro. Lascio qui il link di indice, bibliografia e introduzione della mia tesi "Dalla palude all'atomo" che spero di poter far leggere a tuttə nel più breve futuro.