le città raccontate da Marco Polo al Gran Khan, in Le città invisibili di Italo Calvino, il viaggiatore veneziano descrive la città di Maurilia. Questa è una città diventata metropoli di cui il viaggiatore può scoprire, attraverso la visione di alcune vecchie cartoline, la città com’era prima. Ed anche se è possibile vedere “la stessa identica piazza con una gallina al posto della stazione degli autobus” o “il chiosco della musica al posto del cavalcavia” le due Maurilia sono città completamente diverse. Pur restando uguali i nomi degli abitanti, perfino l’accento e i lineamenti delle facce non c’è nessun rapporto tra le due città “così come le vecchie cartoline non rappresentano Maurilia com’era, ma un’altra città che per caso si chiamava Maurilia come questa”
Littoria e Latina sono come Maurilia due città diverse, pur essendo la stessa città.
La prima nasce tra il 30 Giugno 1932 - giorno della posa della prima pietra - e il 18 Dicembre 1932 - giorno dell’inaugurazione della città - e conclude la sua storia il 23 Marzo 1943, il giorno del primo bombardamento, il giorno dell’arrivo della guerra. La seconda nasce tra il 16 Settembre 1944 - quando il Comitato di Liberazione Nazionale locale scriverà al Presidente del Consiglio Bonomi chiedendo il mantenimento della città come centro amministrativo “riconsacrata in una nuova denominazione” - e il 7 Aprile 1946 in cui la città voterà il suo primo consiglio comunale democratico.
Tra queste due città ci sono i duri mesi della seconda guerra mondiale che hanno significato allagamenti sistematici, distruzione e morte.
Ma a differenza della città di CaTra lvino, Littoria e Latina sono due città diverse, ma inserite l’una nell’altra.
La nuova città di Latina non conserva solo i palazzi, le case e la toponomastica di Littoria, ma ne acquisisce l’apparato mitologico.
Quella “macchina mitologica” - utilizzando un'espressione dello storico delle religioni e studioso dei miti Furio Jesi - costruita dal regime fascista per fare di Littoria e della bonifica dell’Agro Pontino il palcoscenico della sua propaganda politica, nei primi anni dell’Italia repubblicana è stata riassemblata e adattata per costruire consenso elettorale, politico e sociale.
Grazie all'ANPI Latina - Sezione Severino Spaccatrosi e che mi permetterà di presentare una tesi e un progetto di ricerca 

Durante la cerminia del novantesimo della città, lo scorso 18 Dicembre, il commissario prefettizio di Latina ha fatto questa dichiarazione :
"Faccio mia l’osservazione di un amico ascoltata durante una piacevole serata di un convegno. Si sostenne che non ha senso stabilire un prima (Littoria) e un dopo (Latina) come se ci riferissimo a due città diverse arrivando quasi a rinnegare la prima per un senso di pudore peloso, ma la verità è che non ci sarebbe Latina senza Littoria e viceversa perché sono la stessa cosa, un unicum storico. Credo che questa verità vada affermata e sostenuta anche nei confronti di chi in nome di un significato politico negativo ne sostiene l’oblio. È proprio l’origine e il nome di questa città che invece ne connotano l’essenza."
Ieri durante la splendida serata organizzata dall' ANPI Latina - Sezione Severino Spaccatrosi abbiamo provato a ricostruire e smontare una "mitologia della bonifica" che vorrebbe Latina come semplice unicum storico con Littoria.
La verità è che la Littoria palcoscenico del regime, la Littoria che viene descritta ne La Difesa della Razza come "vivaio della razza italiana", scompare sotto il frastuono delle bombe, sotto il dolore delle famiglie di quella città che hanno abbandonato i poderi distrutti e hanno perso i propri cari. Poi c'è una città, che si chiama ancora Littoria, ma che da più parti, soprattutto dai rappresentanti politici delle città limitrofe vuole essere soppressa come capoluogo di provincia, e c'è una lettera firmata dalle più alte cariche cittadine (Presidente della Provincia, Sindaco, CLN e Segretari di partito) che chiede al governo Bonomi di non essere soppressa, ma di avere un nuovo nome. E poi nasce Latina, sulle macerie di Littoria, che elegge nel 1946 il suo primo consiglio comunale. Ma tra il 1951 e il 1953, per alcune vicende politiche locali, nazionali e internazionali rinasce anche "il mito di Littoria".
Una Littoria molto diversa da quella del regime, ma i cui simboli e linguaggi vengono richiamati, riassemblati e adattati per il nuovo contesto politico.
Il carattere particolare e unico della storia di Latina è l'essere una lente con cui leggere la storia del "secolo breve italiano", dell'uso del mito politico in età contemporanea come costruzione di relazioni di potere, di come le "rivoluzioni epistemiche", utilizzando un termine del filosofo Paul B. Preciado, attraversano principalmente le società occidentali.
Non si tratta di porre sulla storia della città un "oblio" per un "pudore peloso", tutt'altro: si tratta di collocare nel contesto storico alcuni fatti per smontare, come dice Furio Jesi, la "macchina mitologica".
Ringrazio Teresa Pampena per aver portato i saluti di tutte le sezioni dell' ANPI Prov. Latina , Francesco Pannone, per aver segnato i punti del processo politico che le sezioni locali dei partiti hanno intrapreso nell'età repubblicana, e Paolo Gruppuso , il cui prezioso contributo e lavoro di ricerca antropologica è un faro nello studio del territorio scardinato dalla semplice memorialistica e visione provinciale della storia locale.
Ringrazio anche Laura Berti per la registrazione dell'incontro.
Lascio qui il link di indice, bibliografia e introduzione della mia tesi "Dalla palude all'atomo" che spero di poter far leggere a tuttə nel più breve futuro.