Guerra, il comunicato congiunto di Anpi, Arci, Cgil e Legambiente: “Fermare subito le ostilità, i curdi si sono battuti fino alla morte contro l’Isis”

"L'ANPI esprime forte dissenso sul taglio del numero dei parlamentari"

8 Ottobre 2019


Il testo della presa di posizione della Segreteria nazionale ANPI


Esprimiamo preoccupazione e dissenso sulla riforma costituzionale in corso di approvazione, che taglia drasticamente il numero di parlamentari.

La motivazione prevalente, se non esclusiva, di questa riforma, è un risparmio per le casse dello Stato. Tale risparmio in realtà è così esiguo da essere del tutto irrilevante per i conti pubblici; per di più sarà operativo fra anni, e comunque una riduzione dei costi non può essere l'obiettivo di una riforma che incide profondamente sulla natura della democrazia italiana. Questa motivazione rievoca una vecchia tara di una parte della politica italiana: l'antiparlamentarismo, cioè il vedere negli eletti non i rappresentanti del popolo, vale a dire coloro sui quali grava una delle più alte responsabilità nella costruzione delle regole del vivere comune, ma un gruppo di persone di scarsa qualità, il cui obiettivo dominante è quello della conservazione di un posto di privilegio. Si nega al parlamentare la dignità dell'istituzione che rappresenta, e questo è un colpo all'intera impalcatura della Repubblica, quando invece bisogna ribadire e rafforzare proprio la centralità del Parlamento.

Scompaiono le dimensioni che dovrebbero essere maggiormente curate e sollecitate, e cioè l'esperienza, l'efficienza, la competenza, la ricerca, la passione per il bene collettivo, e rimane una visione umiliante ed umiliata del ruolo del Parlamento, i cui ranghi ridotti più difficilmente garantiranno la rappresentanza popolare a tutto vantaggio di un esecutivo, il Governo, sempre più potente e meno controllato.

Il provvedimento, oltre ad indebolire il ruolo di rappresentanza del Parlamento, renderà precario e macchinoso il funzionamento delle commissioni e di ogni altro suo organo. Occorre una nuova legge elettorale proporzionale con sbarramento che riduca il danno di una riforma che, con l'attuale legge elettorale, cancellerebbe dal Parlamento varie forze politiche. In particolare occorre ridisegnare i collegi elettorali e rivedere i criteri di elezione del Presidente della Repubblica da parte dei grandi elettori delle Regioni. Ma tutto ciò non c'è ancora e comunque non basterebbe a sopperire ai danni di una riforma che pone l'Italia fra i Paesi europei col più alto rapporto fra numero di cittadini e numero di parlamentari, modificando radicalmente la volontà dei Costituenti che decisero quel numero di parlamentari proprio in rapporto al numero di abitanti e di elettori del tempo per garantire una corretta rappresentanza.

La Costituzione non è intoccabile, ma non si può cambiare in modo superficiale ed improvvisato, senza alcuna considerazione delle conseguenze istituzionali e pratiche di ogni sua modifica.

LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

Roma, 8 ottobre 2019



Il Sindaco di S.Anna di Stazzema Maurizio Verona

Cara cittadino, caro cittadino,

mi capita spesso di affidare a questo spazio le riflessioni su quanto accade in Italia, ma non solo. Questa volta lo faccio per discutere della risoluzione approvata dal Parlamento Europeo che equipara di fatto nazismo e comunismo. Qui non si tratta di difendere regimi totalitari che ovviamente condanniamo, regimi in pieno e palese contrasto con i principi di libertà, come furono quelli dei tanti fascismi europei, primo quello italiano che fece scuola agli altri, del nazismo, dell’Unione Sovietica stalinista, quanto un principio fondamentale per cui la storia non viene riscritta dagli organi rappresentativi della politica.

Scrivere che la Seconda Guerra Mondiale derivò dal Patto Molotov Ribbentrop del 23 agosto 1939, è una affermazione da lasciare agli storici, comunque, parziale rispetto al fatto che storicamente si attribuisce alla battaglia di Stalingrado il momento della svolta della Seconda Guerra Mondiale stessa o che furono i Sovietici a liberare Auschwitz o giungere per primi a Berlino e a pagare un tributo di 20 milioni di vittime nel conflitto.

Ci furono comunisti, ma non solo, in Europa che assieme ad altri oppositori ai regimi fascisti e nazisti tennero viva negli anni ’30 l’idea della speranza di un futuro di una nuova civiltà, ci furono i comunisti a partecipare con gli altri oppositori alla guerra di Liberazione e alla scrittura della nostra Costituzione. Ci furono comunisti in Europa uccisi dai regimi che essi stessi avevano sostenuto quando non furono più in linea con le idee del Capo. Riconoscere i crimini, le privazioni della libertà delle dittature in molte parti dell’Europa e del mondo, non significa mettere tutte le ideologie sullo stesso piano, cosa che porta invece, ad una confusione tra chi fu carnefice e le vittime ed oppositori del carnefice. Una confusione che non aiuta a crescere l’Europa.

Si sono perse tante memorie in questi 75 anni, quelle dei crimini nazifascisti occultati dalla nostra Repubblica, i crimini dei fascisti nelle zone di occupazione, Grecia, Jugoslavia, Albania, di tutti i regimi totalitari di cui spesso non si è parlato. Spesso la memoria è diventato strumento della politica: non serve una memoria condivisa e pacificatrice, ma una memoria plurale ed onesta, partecipata e conosciuta.

La risoluzione del Parlamento Europeo invita gli Stati Membri a ricordare la data del 23 agosto come la Giornata europea di commemorazione delle vittime dei regimi totalitari a livello sia nazionale che dell'UE e lo faremo perché siamo fieri assertori dell’opposizione ad ogni ideologia che è contro la libertà.

A Sant'Anna, però, non diremo mai che furono tutti uguali, che le responsabilità furono le stesse: non metteremo mai sullo stesso piano nazisti, collaborazionisti fascisti e le vittime e gli oppositori di quei regimi ed ideologie. Non lo faremo perché per formare buoni cittadini e uno spirito critico di cittadinanza non si parte dalla riscrittura della storia che equipari tutti, ma da una conoscenza consapevole di un periodo complesso.

L’Europa è nata nei luoghi della sofferenza: nei luoghi delle stragi nazifasciste, nelle montagne dove combatterono i partigiani, nei campi di concentramento che anche gli italiani fascisti fecero nei paesi di occupazione, nei gulag, nei circoli e nei luoghi in cui i continuò a credere e progettare un mondo diverso in cui non potesse essere reato pensarla diversamente dal pensiero unico imposto. Nacque, perché ad un certo punto si disse “basta, mai più”. Si possono accomunare le vittime di ogni totalitarismo, non tutte le ideologie.

Essere antifascisti significa essere contro ogni forma di restrizione fisica e del pensiero, per la libertà e l’affermazione dell’individuo all'interno di un contesto di società libera e democratica in cui tutti abbiano possibilità di essere “eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Sono le parole dell’art. 3 della nostra Costituzione antifascista che abbiamo voluto scrivere sulle borracce che abbiamo donato a tutti gli alunni di ogni ordine e grado del Comune di Stazzema. Questo serve per il nostro futuro.

Saluti.

Il Sindaco di Stazzema

Maurizio Verona